Carta dei vini: le ultime novità

 

La carta dei vini curata da maitre Giacomo Paganelli, presenta spesso cambiamenti e novità. Parte importante del suo lavoro è portare sui tavoli di Righi sempre nuove etichette da sposare con le ricette di chef Sartini. E, in autunno, si cercano vini adatti agli straordinari frutti che il bosco ci offre in questa stagione. Soprattutto, funghi e tartufi.

Tra i nuovi ingressi in cantina ci sono tre etichette che valgono qualcosa di più di una segnalazione. Arrivano dal Carso, dal Veneto e dalla Sicilia.

Cominciamo dal nordest, con il Vitoska prodotto da Edi Kante. Parliamo di un vitigno di confine: tra mitteleuropa e Italia. In questa terra chiusa tra le montagne e il mare, il vino ha poco ma strepitoso spazio per potersi esprimere. Uno spazio che i viticoltori del carso sanno rispettare e utilizzare con gran

di risultati. Kante, per di più, fa del biodinamico il marchio delle sue vigne e della sua cantina. Risultato: un vino naturale, diretto, ben equilibrato. Apprezzabile anche per la sua bassa gradazione alcolica.

marton nvSpostandoci leggermente più a ovest arriviamo in Veneto e qui troviamo qualcosa d’interessante e curioso. Fin dal suo nome Subconscio N. V. È un vino ancestrale, rosato, con fermentazione in bottiglia. Nasce da vitigni come il Marzemino bastarda, Syrah, Sangiovese, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. Non è certamente qualcosa di comune, ma la sua ottima bevibilità e moderato contenuto alcolico ne fanno un vino su cui mettere la lente d’ingrandimento. Roberto Marton, il produttore, è un “artista” dell’enologia: non casuale la presenza delle sue etichette tra quelle della “Triple A” di Velier. A fine pasto, può valere la pena fare una breve escursione anche su un’altra sua creazione, in questo casa superalcolica: il Marton’s Gin. Sorprendente.

 

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Chiudiamo arrivando nel profondo sud: in Sicilia. Protagonista il Grillo prodotto dalla cooperativa Centopassi. I loro vini prodotti sarebbero già da consuma

re solo per il valore sociale di ciò che fanno: coltivano la vite e producono vino in terreni sequestrati alla mafia. Solo che sono pure molto buoni. La cooperativa ci regala assaggi diretti, ben equilibrati e puliti con un ottimo rapporto qualità/prezzo e sopratutto identificabili. Dotati cioè di un loro carattere e identità. In questo caso,propongo un loro bianco, il Grillo. Un vitigno spesso sottovalutato e poco considerato ma che ha invece alle spalle una lunga storia. Anche nel suo più nobile impiego: quando si trasforma in Marsala. Da segnalare anche il Tendoni di Trebbiano, figlio di un vitigno non molto diffuso in Sicilia, che ci dona un vino buono e accattivante, mai scontato e mai affaticante per il palato. Un’altra bella scoperta.